“I politici dovrebbero essere accusati di una quantita’ sterminata di reati, che io enuncio solo moralmente: indegnita’, disprezzo per i cittadini, manipolazione del denaro pubblico, intrallazzo con i petrolieri, con i banchieri, connivenza con la mafia, alto tradimento in favore di una nazione straniera, collaborazione con la Cia, uso illecito di servizi segreti, responsabilita’ nelle stragi.. responsabilita’ della degradazione antropologica degli italiani…” Pier Paolo Pasolini (1975)

venerdì 20 gennaio 2017

Festival di Sanremo, scandalo italiano

















Possono piovere da Bruxelles lettere che minacciano di punirci per deficit eccessivo. Ma alla Rai si continua come se niente fosse. L’Istat può confermarci che siamo sempre più un paese di morti di fame, con 1 milione e 582.000 famiglie in povertà assoluta.



Festival di Sanremo, scandalo italiano (Carlo Piano per La Verità) 

Ma alla televisione di Stato la festa non finisce. Neppure una tragedia come il terremoto che devasta l’Appennino serve a far cambiare l’allegra rotta di Viale Mazzini verso la bancarotta.

Tutt’al più il manipolo di privilegiati che guida la nostra tv architetta come aumentare il gettito del canone. Una gabella che ha dell’assurdo, considerata la mole di spot pubblicitari che ci propinano.

Tanto che in Paesi come Spagna, Olanda E Belgio è stata abolita. Da noi, bontà loro, è stata sospesa ma solo per sei mesi in favore delle popolazioni colpite dal sisma. Considerato che 30.000 sfollati non hanno elettricità e neppure un tetto sulla testa, difficile che si delizino nel seguire il palinsesto Rai. Show must go on, cantava la band inglese dei Queen. Perché di musica si tratta.

In particolare del festival della canzone italiana numero 67, volgarmente detto Sanremo. Dovete sapere che Carlo Conti, che lo condurrà per la terza volta consecutiva, ha strappato un aumento di cachet di 100.000 euro rispetto allo scorso anno. In totale la prestazione al Teatro Ariston del presentatore fiorentino, che è anche direttore artistico, costerà 650.000 euro.

Nel 2016 ne aveva incassati 550.000 mentre nel 2015 si era accontentato di mezzo milione. Un adeguamento al tasso d’inflazione? Si tratta di un incremento del 30 per cento in tre anni, mentre dal 2015 in Italia l’aumento medio del costo della vita è di segno negativo. Infatti un decreto interministeriale ha appena stabilito che quest’anno i pensionati percepiranno gli stessi importi del 2016.

Questo nella migliore delle ipotesi: il rischio è che debbano restituire qualcosa. Nella passata manovra si calcolò un tasso di inflazione intorno all’1 per cento, aumento che non c’è stato. Quindi lo Stato sta studiando come avere dietro il «maltolto».

Ma le star, come il lampadato Carlo Conti, non sottostanno alle regole dell’economia reale. Sono sopra, conoscono persone importanti: per esempio il presentatore di Firenze è grande amico del concittadino Matteo Renzi. Che avrebbe spinto per la sua nomina, come se non bastasse, a direttore artistico della radiofonia Rai.

Su Sanremo si può obiettare che saranno gli sponsor a coprire gli esborsi, che i passaggi pubblicitari porteranno alle casse Rai ben 22 milioni di incassi e che prevedono di spenderne in tutto meno di 16. Si può anche ribattere che i risultati di audience e share dello showman toscano sono sempre stati ottimi.

Inoltre sul palco di Sanremo dal 7 all’11 febbraio ci sarà ad affiancarlo Maria De Filippi, che ha rinunciato al compenso. E niente esborsi per le tradizionali vallette che non ci delizieranno della loro presenza. Una ghiotta occasione che ha permesso a Conti un salto di qualità nel conto in banca, superando anche la prebenda del predecessore Fabio Fazio, che venne retribuito 600.000 euro.

Come i nostri lettori sanno parole come risparmio o tagli non fanno parte del vocabolario di Viale Mazzini. Dove il cavallo dello scultore Francesco Messina ama avere le briglie sciolte e scorrazzare libero nelle praterie del debito pubblico. Dicono che gli ospiti prenderanno meno del solito: 50.000 euro a testa per Tiziano Ferro, Mika e Ricky Martin. Quest’ultimo ha anche recitato a Broadway nel ruolo di Che Guevara. Siamo sicuri che 50.000 euro non siano troppi?

Alla Rai ne sono certi, tanto che i big internazionali richiederanno un investimento maggiore. Invece è in corso un braccio di ferro sull’onorario di Maurizio Crozza che, basandosi su passate comparsate sanremesi, avrebbe domandato 120.000 euro e la possibilità di lanciare il suo nuovo programma in onda su La Nove.

Peraltro emittente concorrente della tv pubblica. Chiuderanno l’accordo? Quanto otterrà? Lo sapremo solo a cose fatte o forse mai. Certo è invece che Conti, oltre ai 650.000 euro, si è assicurato anche il rinnovo del contratto di esclusiva (in scadenza a giugno) fino al 2019, confermando con mamma Rai un sodalizio artistico- finanziario molto vantaggioso. Per il cerimoniere di Tale e quale show si parla di una cifra annua di 2 milioni di euro, quanto Fabio Fazio, conduttore di Che tempo che fa eRischiatutto, e Antonella Clerici padrona di casa alla Prova del cuoco.

Qui sorge un dubbio: ma non c’era un tetto di 240.000 euro agli stipendi elargiti da società pubbliche. Certo che c’è: l’arti – colo 9 della legge sull’editoria impone che venga applicato non solo ai dipendenti ma anche ai «collaboratori e consulenti ». Proprio come Conti. Infatti gli avvocati di Viale Mazzini stanno baccagliando per trovare una scappatoia e poter sforare il limite imposto da Bruxelles. In attesa di pareri legali, ricorsi e chiarimenti da parte del Tesoro cosa fa la tv di Stato?

Come da tradizione ha trovato uno stratagemma per aggirare la legge pescando nel patrimonio delle furberie italiane: in pratica non farebbe più i contratti direttamente ai singoli showman, ma girerebbe tutto alle società di produzione private che si farebbero carico di strapagare le star. Con il risultato di sperperare più di prima, visto che a queste società bisogna riconoscere qualcosa per il disturbo.

Macrolibrarsi