“I politici dovrebbero essere accusati di una quantita’ sterminata di reati, che io enuncio solo moralmente: indegnita’, disprezzo per i cittadini, manipolazione del denaro pubblico, intrallazzo con i petrolieri, con i banchieri, connivenza con la mafia, alto tradimento in favore di una nazione straniera, collaborazione con la Cia, uso illecito di servizi segreti, responsabilita’ nelle stragi.. responsabilita’ della degradazione antropologica degli italiani…” Pier Paolo Pasolini (1975)

martedì 28 giugno 2016

‘Ndrangheta, la radiografia del potere delle cosche


























“La mafia è solo un’invenzione dei comunisti per danneggiare la DC”, diceva nel 1963 un autorevole alto prelato di Palermo, all’indomani di una strage di mafia dove morirono sette appartenenti alle Istituzioni, tra Carabinieri e Poliziotti. E c’è anche chi, a livello politico, sosteneva che la mafia, in fondo, non fosse altro che un’invenzione dei poeti.

(di Angelo Cocles – http://www.affaritaliani.it)

 Ma la mafia purtroppo, come tutte le altre grandi associazioni per delinquere esiste eccome, ed è ormai più che mai consolidata nel tessuto della nostra Società tanto che a volte si fa fatica a comprendere e a distinguere il confine tra mafia-stato e viceversa. Ma se la mafia è stata la prima vera e propria organizzazione del crimine, che ha fatto scuola e si è estesa fuori confine al punto di far identificare gli italiani all’estero come “portatori” di mafia, altri sodalizi malavitosi a partire dal secondo dopoguerra si sono imposti e hanno creato veri e propri imperi del crimine in grado di operare in una sorta di contro-stato alternativo e parallelo. Una delle più temibili organizzazioni criminali è nata in Calabria ed è denominata: ‘ndrangheta. Sorta suddivisa in cosche, particolarmente radicata nella provincia di Reggio di Calabria, ai giorni nostri ha raggiunto ramificazioni in tutto il mondo. Nel dialetto calabrese, ’ndranghetista significa «membro della Onorata Società», ma più generalmente identificava gli uomini “valenti” (il parallelo degli uomini “d’onore” della mafia), cioè quegli individui capaci di far rispettare il proprio nome e di imporlo agli altri in segno di potere.

La presenza, in Lombardia, di una struttura di vertice della ‘ndrangheta è un dato acquisito dal patrimonio giudiziario sin dal 1994 grazie all’indagine “La notte dei fiori di San Vito”, nel corso della quale fu appurata la presenza di una struttura di vertice e di coordinamento della ‘ndrangheta denominata “la Lombardia” connotata da fortissimi elementi di autonomia rispetto al mandamento di origine calabrese. E’ così stato comprovato come la ‘ndrangheta avesse creato una struttura del tutto autonoma rispetto alla Calabria. Per quanto concerne gli affiliati della “Lombardia”, si devono intendere appartenenti ad essa tutti coloro che, a vario titolo, hanno rappresentato e svolto delle mansioni o incarichi tanto in questa superiore organizzazione quanto in quelle ad essa strettamente collegate e, secondo rapporto gerarchico, da essa dipendenti. Dopo la prima grande operazione anti ‘ndrangheta denominata “i Fiori di San Vito”, si sono susseguite in Lombardia altre numerose e importanti operazioni e fra questa, quella più significativa è stata quella condotta dei Carabinieri con il nome “Infinito”, conclusasi nel 2010 e che ha consentito l’arresto e il carcere per più di trecento persone. E poi a seguire altre indagini, “la Crociata”, “Rinnovamento” e altre e numerose e importanti operazioni. L’ultima datata febbraio di quest’anno, che ha trovato spunto proprio da “Infinto”, ha permesso altri arresti per oltre un centinaio di persone e ha consentito di proseguire l’azione di contrasto del fenomeno ‘ndrangheta in Lombardia. Queste imponenti operazioni, oltre agli arresti, hanno permesso di svelare innovativi elementi di comprensione in ordine alle odierne modalità di infiltrazione della ‘ndrangheta in Lombardia. Se nel secondo dopoguerra, epoca in cui il fenomeno ‘ndrangheta ha preso consistenza con crimini di natura varia, pressoché pizzo, spaccio di droga e criminalità spicciola, nell’ultimo ventennio si è “perfezionata” con una massiccia penetrazione nel tessuto economico-imprenditoriale. Si è accertato infatti come i proventi delle attività illecite, oltre ad essere utilizzati per garantire il sostentamento economico degli appartenenti a questo sodalizio, vengano riciclati attraverso l’investimento in attività che consentono la permeazione del tessuto socio economico del territorio nazionale. Oggi la ‘ndrangheta gestisce una consistente attività di traffico internazionale di sostanze stupefacente del tipo cocaina, hashish e marijuana, proveniente da ogni parte de mondo e destinata alla piazza milanese e dell’hinterland e a tutte le province della Lombardia. La ‘ndrangheta Lombarda mira principalmente alla corruzione di pubblici ufficiali per l’aggiudicazione di appalti, nonché della acquisizione di beni attraverso il reimpiego dei proventi illeciti. Anche il modus operandi è differente da quello del secondo dopoguerra, ma è sempre caratterizzato da una strategia precisa: intimidazione, manifestazione del potere e gestione del territorio attraverso ogni possibile atto, sia diretto che indiretto che trasversale. Si può dire che se cinquanta anni fa la ‘ndrangheta si faceva strada a colpi di pistola e di mitra, oggi ha perfezionato il proprio modo di operare con quelli che si possono definire i “colletti bianchi” e cioè veri e propri strateghi del crimine: persone istruite, laureate, capaci di gestire summit in grandi aziende e di comprendere i mercati e interferire nell’alta finanza.

Le ultime operazioni dei Carabinieri hanno evidenziato come la compagine criminale di chiara matrice ‘ndranghetistico, si palesasse mediante l’assoggettamento di alcuni imprenditori, minacciati con le tipiche modalità intimidatorie, e che mirasse appunto, principalmente, ad insediarsi nel tessuto economico e commerciale milanese ricorrendo, in alcune occasioni, anche alla corruzione di pubblici ufficiali al fine di creare le basi per l’aggiudicazione di appalti messi al bando da società di rilievo nazionale. Ma il disegno criminale e l’espansione della ‘ndrangheta non mira solamente alle grandi opere o agli appalti pubblici, ma è orientato anche nelle aziende private, di varia natura. Ulteriormente rilevante è stata l’individuazione di alcune società, operanti nel campo dell’estetica e cura della persona, amministrate da appartenenti di spicco dell’associazione mafiosa sulla quale si è indagato che, grazie alla compiacenza di terzi soggetti, legittimamente titolari di concessioni, riuscivano ad insediarsi all’interno di strutture sia private che appartenenti alla Pubblica Amministrazione . Il quadro probatorio delineato permetteva altresì di dimostrare come l’apparato economico a disposizione dell’organizzazione venisse alimentato oltre che da attività usuraie ed estorsive, anche da introiti derivanti dall’importazione di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti.

Proprio nelle citate ultime operazioni di spicco condotte dall’arma dei Carabinieri è stata individuata e poi smantellata, una complessa rete internazionale, attraverso la quale venivano importati dalla Repubblica Dominicana e dalla Bulgaria ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti a mezzo navi container e corrieri esteri e sono stati raccolti tutti gli elementi probatori necessari a delineare la connotazione mafiosa dell’associazione criminale nel tessuto economico milanese e per questo si è resa necessaria una ulteriore e lunghissima indagine di natura economico-patrimoniale così vasta che ha consentito di individuare, tra gli altri bene confiscati nell’ultimo periodo alla ‘ndrangheta, un complesso alberghieri ubicato nella città di Sanremo, un complesso abitativo a Tuoro del Trasimeno ed uno stabile appartenuto ad un istituto di credito e adibito ad uffici ubicato in Svizzera, acquistati con i proventi illeciti dell’organizzazione, dal valore complessivo di 7 milioni di euro circa, e che sono attualmente al vaglio della magistratura italiana ed estera.

Le forze dell’Ordine contrastano quotidianamente la ’ndrangheta infliggendo gravi perdite continue all’organizzazione, sia a livello economico che con l’arresto di capi e di “manovalanza” sul territorio, ed è proprio di questi ultimi giorni la notizia dell’arresto del boss della ‘ndrangheta Ernesto Fazzalari, 46 anni, latitante da 20 anni e ritenuto il secondo ricercato per importanza e pericolosità dopo Matteo Messina Denaro e tra i primi trenta ricercati a livello nazionale. L’uomo ha una condanna all’ergastolo per i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidio, porto e detenzione illegale di armi ed altro. Fazzalari é stato bloccato a Taurianova all’interno di un’abitazione in un complesso di caseggiati a ridosso di un’impervia area aspro montana. Ma ad ogni colpo inferto la ’ndrangheta, risponde con nuovi investimenti e nuove organizzazioni e risorse.

Abbiamo ricostruito, attraverso le numerose Ordinanze e dalle risultanze delle indagini più complesse, la storia e la reale struttura generale del complesso sodalizio della ‘ndrangheta.

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